Grotta “viva”

Le Grotte di Rescia offrono la possibilità di osservare da vicino la “vita” di una grotta, dallo stato attivo, ancora in crescita, a quello fossile.

Nei punti fossili, caratterizzati da una colorazione grigio scura, le concrezioni non sono più in crescita, non ci sono quindi più acque sotterranee in movimento. La costante caduta di gocce d’acqua ci segnala però che la grotta è ancora attiva.

Nelle parti vive le concrezioni sono ancora in crescita grazie all’azione delle acque che, filtrate attraverso il suolo, penetrano nelle fessure e porosità della roccia depositando nel corso degli anni strati di minerali.

All’interno delle cavità in travertino si sviluppano gli stessi fenomeni che caratterizzano le “normali” grotte carsiche.

Per gocciolamento si formano le stalattiti (2), formazioni calcaree pendenti dalla sommità delle grotte a seguito di continui e prolungati depositi di minerali dovuti alla caduta delle acque percolanti nella grotta, e le stalagmiti (5), concrezioni calcaree che invece si accrescono in altezza dal pavimento della grotta e si formano in seguito all’impatto delle gocce d’acqua che cadono al suolo e al loro conseguente accumulo di carbonato di calcio.

Dall’unione di una stalattite e una stalagmite che accrescono in corrispondenza, si formano le colonne (3).

Le concrezioni più frequenti nelle Grotte di Rescia sono le colate (4), formazioni dovute allo scorrimento dell’acqua su piani inclinati, gobbe delle pareti o su massi preesistenti.

Le Grotte di Rescia vantano inoltre la presenza di concrezioni meno conosciute. Passando tra le colate è possibile ammirare le eccentriche (1), concrezioni sottili e molto fragili che sembrano dei coralli. Si sviluppano in qualsiasi direzione per capillarità e sembrano violare la forza di gravità. Possono svilupparsi sul soffitto, sulle pareti, sul pavimento e anche su altre concrezioni.

Nelle Grotte di Rescia sono presenti poi delle vaschette di concrezionamento (7), concrezioni che si formano su piani leggermente inclinati, con bordi rialzati e frastagliati che trattengono piccoli bacini d’acqua. Infine sui pavimenti percorsi da un velo d’acqua in rapido movimento, o nelle pozzette in cui l’acqua è perennemente rimescolata dallo stillicidio, si formano le pisoliti (6) o perle di grotta. Si tratta di minuscole sfere di calcite, accresciutesi radialmente oppure a strati concentrici attorno a un nucleo di materiale estraneo, come ad esempio un granellino di sabbia.

 

Si ringrazia il Professor Attilio Selva per la collaborazione prestata e le preziose informazioni offerte.

Citiamo e consigliamo il suo libro: Selva A. – Mannino C. (2013) “Cascate, grotte. I luoghi del cuore Como – Lecco – Varese, Menaggio, Sampietro Editore.

Illustrazioni a cura di Gianfranco Fuoco