Abbiamo più volte sottolineato come le Grotte di Rescia rappresentino una rarità a livello nazionale e ciò in relazione alla loro formazione: si tratta, infatti, di cavità originate all’interno di colate di travertino, conosciuto impropriamente come “tufo”. L’azione dell’acqua, perdurata nel corso degli anni, ha scavato una serie di vuoti nel travertino depositandovi spettacolari concrezioni.

Con la collaborazione del Professor Attilio Selva, naturalista e grande appassionato dei nostri territori, desideriamo illustrarvi la particolare origine e l’evoluzione geologica delle nostre grotte.

La caratteristica che rende interessanti queste caverne è strettamente correlata alla loro genesi che si discosta in modo significativo dalle grotte più frequenti. Le cavità, diremo normali, si formano per dissoluzione di roccia calcarea causata dall’azione corrosiva dell’acqua. Quelle di Rescia, invece, si originano in vuoti scavati nel travertino, un particolare tipo di roccia, non sempre abbondante, che si forma per effetto della precipitazione del calcare.

Prima che si originassero le grotte l’area interessata era una parete rocciosa di Calcare di Moltrasio dalla quale scorrevano una serie di sorgenti. Queste acque, sature di carbonato di calcio, hanno depositato, per incrostazione della parete, una roccia dall’aspetto spugnoso: il travertino. Le Grotte di Rescia, quindi, si sviluppano all’interno di una gigantesca concrezione di travertino, denominato dai locali “tufo”.

La loro genesi si è concretizzata in due momenti distinti: una prima fase connessa alla formazione dello stesso travertino (1,2,3) e una seconda legata all’origine delle cavità (4,5).

formazione Grotte di Rescia

I travertini di cascata, come nel caso di Rescia, possono presentare numerose cavità paragenetiche, ovvero sistemi di vuoti formatisi durante la formazione dell’ammasso di travertino per la non perfetta sovrapposizione delle differenti colate. I vuoti che si formano in questa maniera sono spesso isolati tra loro (è il caso delle sette grotte prima che venissero collegate tra loro agli inizi del ‘900).

All’interno delle cavità si sviluppano gli stessi fenomeni che caratterizzano le “normali” grotte carsiche: in particolare ha luogo la formazione di speleotemi, depositi minerali di calcite e aragonite. Le forme più frequenti sono stalattiti, stalagmiti, colate, vaschette ed eccentriche.

 

 

Si ringrazia il Professor Attilio Selva per la collaborazione prestata e le preziose informazioni offerte.

Citiamo e consigliamo il suo libro: Selva A. – Mannino C. (2013) “Cascate, grotte. I luoghi del cuore Como – Lecco – Varese, Menaggio, Sampietro Editore.